Mrs. Dalloway.

Ogni libro ha la sua età. Così come esistono libri per ragazzi, esistono libri che parlano alle persone mature. Alcune storie aiutano a crescere, per altre bisogna essere cresciuti. Per leggere e apprezzare al meglio alcune opere della letteratura mondiale, o anche solo per comprenderle fino in fondo, si deve aver letto molto. In altri casi l’autore fa appello all’esperienza personale del lettore per incontrarsi a metà strada nella finzione letteraria.

Il nostro caso è un po’ più complesso: Virginia Woolf non solo è una scrittrice coltissima, dalla grande abilità narrativa, sperimentatrice attenta, addirittura editrice delle più importanti opere della sua epoca. Ma è anche una donna che a 59 anni si toglie la vita, dopo un esistenza che ha lasciato un segno nella storia del romanzo e della cultura occidentale. La Woolf travasa in quest’opera, qualcosa di sé. E’ impossibile, per chi legga “La signora Dalloway” (Feltrinelli, pp. 177, euro 6,50) e conosca qualche dato biografico, non fare confronti. L’ambientazione, i personaggi, sono quelli che vedeva ogni giorno sotto i suoi occhi, che conosceva bene, e proprio per questo riusciva a descrivere nei minimi particolari, cogliendo le più piccole vibrazioni dell’animo umano.

Appena dopo la prima guerra mondiale, l’autrice segue le esistenze di due pesonaggi apparentemente lontanissimi tra loro: Clarissa, una ricca donna di mezza età, il cui unico dovere sociale è quello di organizzare ricevimenti; Septimus, un reduce della Grande Guerra sopravvissuto ma ferito nella mente. Le loro vite si intrecciano ripetutamente, senza mai interferire l’una nell’altra. Guardano le stesse cose, annusano gli stessi odori, sono scaldati dallo stesso sole per le vie di Londra, ma fino all’ultimo capitolo il contatto sarà solo sfiorato. E’ come quando entrati in una stanza si sente il profumo di qualcuno che è stato lì prima di noi. Non sapremo mai chi era o dove andava, ma a prescindere dal motivo per cui si era messo il profumo, una parte della sua esistenza verrà condivisa e inglobata dalla nostra.

Attorno a loro si muovono personaggi minori, che complicano e spostano continuamente il punto di vista: Rezia la giovane moglie italiana di Septimus, Peter Walsh l’antico amore giovanile di Clarissa, la signorina Kilman una zitella frustrata e invidiosa. Ognuno di essi legge e sente la realtà in modo diverso, a seconda delle loro vite, delle loro esperienze precedenti. Per tutti il tempo scorre e ricorre nella mente, passato e presente si mescolano e si influenzano, lo ieri viene letto in funzione dell’oggi e viceversa. Ciò che si ottiene è uno splendido lungometraggio (non un affresco), della Londra degli anni venti, fiera e scintillante per la guerra appena vinta, ma ferita mortalmente all’interno, come Septimus.

All’abilità modernista e avanguardista, che fonde tempi, punti di vista e ricordi, la Woolf combina la sua sensibilità femminile, e una straordinaria capacità creativa, le metafore, le descrizioni, anche le allucinazioni, testimoniano una sapienza narrativa autentica, prima ancora dell’intelligenza che permette di gestire gli slittamenti dell’intreccio. Anche se avesse scritto un libro più “normale” l’autrice avrebbe comunque scritto un capolavoro. Se diffidate della scrittura azzardata e sperimentale delle avanguardie novecentesche il consiglio è sempre lo stesso, lasciatevi prendere e conquistare dallo stile dello scrittore, bisogna familiarizzare con il ritmo delle sue parole, delle sue frasi. Non datevi troppa pena se per un attimo sfugge chi è che sta parlando di preciso, perchè chi scrive è sempre lo stesso, e magari il suo obbiettivo era proprio confondervi per un attimo, giusto il tempo di guardare le cose da un punto di vista differente.

Per poter leggere e gustare questo libro bisogna non solo aver letto abbastanza, ma anche aver vissuto abbastanza. Probabilmente quando e se lo rileggerò tra 30 anni lo comprenderò meglio, oppure mi apparirà sotto una luce nuova. I personaggi principali sono tutti arrivati al culmine delle loro esistenze, e si avviano ad un lento declino nella vecchiaia, alcuni sono invecchiati prima del tempo, altri non sono mai cresciuti. Ognuno deve affrontare il passaggio del tempo, le ore di piombo ribattute dal Big Ben. E’ il momento di fare i conti con se stessi, e decidere se si vuole vivere nei ricordi o nel mondo.

10 commenti

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10 risposte a “Mrs. Dalloway.

  1. Eleonora Saldarini

    Ora sì che hai davvero manie suicide…Signor Bovati, mi spiace ma non ha parlato dell’importanza dell’acqua e dello shell-shocked, ci rivediamo al prossimo appello!

  2. Ludovica Mazza

    “Guarda l’invisibile”. Credo che la Woolf nel delineare Septimus sia riuscita ad incastrare la morte e la bellezza in un unico corpo. Non è di questo mondo, nemmeno di un possibile altro, è come se fosse dappertutto e in nessun luogo, reduce da tempi remoti come da futuri. E’ in Septimus che concretizza ogni fluire, come ogni restare. Perchè anche se muore lui rimane, fuori, o dentro, il tempo. Clarissa non è che ombra, che semplice impronta, come la vita.

    • Urca! Non avrei mai pensato di leggere un commento così filosofico! Septimus, quando è in preda alle allucinazioni, è un personaggio quasi epico, che vive nel mito. Determinato nella follia. Rezia continua a dire che non si suiciderà mai…Solo nei momenti di lucidità prova veramente paura e felicità. Tanta roba!

  3. elena

    Commuovente l’ultimo paragrafo, quasi mi ricorda la famosa strofa ” continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai”, De Andre. Forse me la ricorda perché la fine di un amore è un po’ come tornare da una guerra, l’anima ne esce distrutta, inconsapevole di se stessa, annientata. I libri cambiano per noi per ogni nostra stagione, diventano una scheggia di specchio di quello che siamo.
    Appoggio le tue parole.

    • Una delle migliori scoperte da quando tengo questo blog sono i commenti. Ero un po’ spaventato dall’idea che un sacco di gente potesse giudicarmi; in realtà si stanno rivelando utilissimi. Sono uno strumento di conoscenza innanzitutto per me, e di immediato arricchimento per il blog. De Andrè fa parte di quella zona di universo che non conosco troppo bene, ma che vorrei esplorare. Quindi ti ringrazio e ti chiedo di postare nel commento il link della canzone, per favore.

  4. Lucy

    Ciao Davide, penso che inserirò questo libro nella mia ReadList (si dice così?) over 30..dato che tu l’hai già letto ti volevo consigliare di vedere “The Hours”, io sono rimasta molto intrigata pur non conoscendo questo romanzo..e poi c’è Meryl Streep 😉

    • Ciao Lucia, non ho la minima idea di come si debba dire 😛 ma penso che sia un’ottima idea aggiungerlo alle tue prossime (indefinitamente prossime) letture :). Quindi il libro è tratto dal film? Interessante…sono curioso!

  5. Ahah sarà difficile che il libro sia tratto dal film 😛
    Il film racconta la storia di tre donne (una di queste è Virginia Woolf) legate dalla lettura (e scrittura nel caso dell’autrice) di questo romanzo..potrebbe essere interessante capire quali spunti il film ha ricavato dal libro (e se effettivamente sono idee valide!). Baci 🙂

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