L’onestà delle puttane.

«I mostri di Dino Buzzati, eh?» Disse il presidente della mia commissione di laurea. «Interessante, interessante…io l’ho anche conosciuto sa?…personaggio inquietante Buzzati, andava con le prostitute…(ammicca)…ma prego, prego, ci esponga il suo lavoro». Il mio lavoro. Certamente mediocre, pieno di errori, scritto con passione certo ma nel complesso misera cosa, non valeva tutto il tempo perso avanti e indietro da Milano per sentirmi dire dal relatore che i titoli delle opere vanno sempre in corsivo. Era un’idea, una bellissima idea, un principio di studio, ma senza nessuno che la nutrisse con le dovute cure e conoscenze, invece di crescere e fiorire rimase sempre il disegno di un fiore. Probabilmente non si aspettava, il presidente, che parlassi di draghi, gatti mammoni e babau, lui voleva i mostri dell’anima, voleva Dino Buzzati, il mostro.

Doverosa fu, dopo la laurea, l’indagine. Ero infatti curioso di capire perché per me e per il presidente, come per la critica, esistessero due Buzzati: il primo, quello delle fiabe, dei boschi fatati, dei draghi e dei sogni dei bambini; il secondo, quello tremendo, sadico, misogino. Sopra tutti stava un romanzo, Un amore (Mondadori, euro 9,50, pp. 262) che svettava come un obelisco peccaminoso tra orsacchiotti siciliani, austere fortezze e magie borghesi.

Fin da subito si sente un’atmosfera diversa, è innegabile: non più deserti incantati, montagne inaccessibili, province immobili, ma una Milano sporca e puzzolente, vera delle sue strade e del suo dialetto. La città è scoperchiata, attraversata da un flusso di coscienza fatto di voci, di suoni, che vengono dai bassifondi della metropoli, dalla vita che brulica sotto i tetti neri e tra i vicoli scuri che non ci sono quasi più e già allora stavano scomparendo, sepolti dai palazzi di una modernità scintillante e borghese. Ma è proprio sotto questa facciata di pulizia e decoro che si muove Antonio Dorigo, architetto, scenografo di successo e frequentatore di bordelli. Le prime pagine sono un’esplorazione delle attività sessuali di Antonio, della sua inadeguatezza con tutte le donne, del suo disprezzo, del suo sadismo. Senza pudore l’autore (perché è l’autore a parlare, attraverso il suo personaggio) descrive i suoi gusti in fatto di donne: le vuole giovani, anzi giovanissime, ben depilate e abili, addestrate a tutta una serie di sconcezze. Dall’atmosfera militare e asessuata della fortezza Bastiani ci si ritrova persi in un vorticare di prostitute, maschiette, puttane, troie. Buzzati utilizza tutti i vocaboli esistenti. Disorientati si cerca una via d’uscita da questo labirinto ma l’unico punto fisso è l’autore, con la sua confessione. Anche l’amore, perché “amore” c’è nel titolo e di amore il romanzo parla, quando arriva non sembra cambiare nulla: seguiamo impotenti il precipitare di Antonio nella disperazione, nella gelosia, nell’affanno, tutto per Laide, una piccola e insignificante ragazzina, neanche troppo bella. Pagina dopo pagina aspettiamo sotto al palazzo dove lei si sta preparando, trepidiamo davanti al telefono da cui arriverà la sua chiamata, attendiamo inutilmente che ci sia una svolta, un salto fuori dal buio.

Questo è un libro che parla di cose brutte, di cose sporche e meschine, inganni e bugie. Cosa ha a che fare quindi con l’amato Buzzati (così amato che mai riuscirò a scrivere di lui in modo decente) con tutte queste porcherie? Perché dovremmo leggere una cosa del genere, in cui tutte le donne sono prostitute e gli uomini soli, dove la speranza è fondata sull’inganno? Perché è un libro onesto. A differenza di chi scriveva per creare una nuova società e di chi invece lo faceva per scappare da questo mondo, Buzzati scriveva perché ci credeva. Come Antonio credeva in Laide. La letteratura smette di essere affabulazione e menzogna quando chi scrive ci crede quanto chi legge. Non bisogna scandalizzarsi perché si va a puttane, questo non è un romanzo erotico, come c’è scritto nel retro di copertina. Questo è un libro che parla di una storia d’amore, una di quelle vere, che capitano tutti i giorni e che come a tutti è successo, bruciano lì, sotto lo sterno.

Tra la melma il fango la sporcizia e la nebbia che avvolgono le strade e le righe di questa storia varrà sempre la pena tirare avanti, questo Buzzati non è diverso da quello che racconta fiabe, scrive sempre delle stesse cose: della necessità di credere nelle cose, nella vita, nella morte. Dorigo potrà sentire le file sterminate di alberi che gli parlano e lo avvertono mentre sfreccia lungo l’autostrada, e vedere una squallida puttanella diventare nuvola e poi fulmine, particella di luce che volteggia sicura e leggera sopra le sfortune e le miserie della condizione umana.

“Dino Buzzati ci fa capire che esiste una verità, sebbene nascosta, ed esiste una vita, sebbene tradita dall’uomo, che merita di essere vissuta.”

– E. Montale

20 commenti

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20 risposte a “L’onestà delle puttane.

  1. Di Buzzati ho letto solo “Il deserto”; da anni ormai nella lista dei libri da acquistare c’è un cofanetto intitolato “La nera di Buzzati “, ma vuoi per i soldi, vuoi per il tempo, non ho ancora provveduto…

    • Sembra il momento giusto per espandere la tua collezione Buzzatiana. 🙂 Mondadori, di cui si dice sempre gran male, quando si occupa di alcuni autori di punta riesce a combinarne delle buone: da alcuni anni sta pubblicando pezzo per pezzo tutta la produzione di Buzzati, edizioni riviste e copertine tutte con illustrazioni originali dell’autore. Per farti venire un po’ di voglia ti consiglio di recarti immanentemente nella più vicina biblioteca, c’è di sicuro una raccolta di racconti, io ti consiglio “Le notti difficili” oppure “Sessanta racconti”…ma per me qualsiasi libro andrebbe bene! 😛

  2. Bellissime le cronache di nera. Molti anni fa mi regalarono un librettino “Cronache nere” a cura di Oreste del Buono con la raccolta degli scritti tra i quali quelli sul delitto di Rina Fort. Meglio, molto meglio, di un qualsiasi giallista italiano.

    • Mondadori sta ripubblicando TUTTO Buzzati, proprio TUTTO, con le copertine tratte dalle illustrazioni dell’autore, piano piano mi rifarò la collezione. La nera di Buzzati è in cima alla lista, subito dopo “Il piccolo libro delle pipe”.

  3. Ho visto Muninn, mi sa che me lo compro immanentemente! Grazie per aver ripescato nelle mie memorie un autore che ho amato moltissimo. Uno dei pochissimi autori dei quali preferisco i racconti ai romanzi.

  4. Pingback: Dino Buzzati e le Cronache nere: il delitto di Rina Fort | trecugggine

  5. Ho comprato ieri Un amore, di Buzzati, capito su questo (bel) commento a puntino. Io ho amato il Buzzati del Deserto e ancora di più quello dei racconti (La boutique del mistero è uno dei libri che più ho letto al ginnasio), sono curiosa di conoscere questa versione di questo autore, e mi affretto a segnarmi anche la nera.

  6. Athenae Noctua

    Sto approfondendo sempre di più la conoscenza di Buzzati, che sempre più mi affascina. Un amore è ancora lontano nel mio prospetto di letture. ma sicuramente lo recupererò, perché voglio conoscere l’autore in tutta la sua complessità. Sarei curiosa anche di leggere la tua tesi, chissà quanto è interessante! 🙂

    • Chissà! Pensavo di farci un e-book quando stavo studiando calibre…ma poi ho abbandonato l’idea…:P
      Sicuramente questo libro è tra quelli che vanno letti di sicuro. Ci sono tutti i temi e i tormenti del Buzzati classico, ma in una situazione del tutto nuova 🙂 per me è tra i migliori romanzi del novecento italiano. Buona lettura, per quanto lontana sia!

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